The Phantom Band



The Wants
E altri 2 dischi consigliati da MdC
per il periodo Novembre/Dicembre



a cura di Maurisio Seimani

Tanto di cappello a questi coraggiosi scozzesi (nella foto sopra). Perché serviva del coraggio per mettere nello stesso calderone il rumore di una limetta per unghie, epici gorgheggi di "eddyvedderiana memoria", echi del kraut-rock degli anni 70, cori alla Sigur Ros, un giro di basso fregato a Ennio Morricone, ed effettini tanto desueti da sembrare usciti da un vecchio Commodore 64, e pretendere di cavarne fuori qualcosa di buono. Soprattutto se, qua e là, ci si voleva anche concedere il lusso di staccare la spina per ricavarne leggere ballate sostenute solo da voce e chitarra acustica. Tanto di cappello dunque a questi talentuosi scozzesi, perché contro ogni pronostico, “The Wants” suona piacevolissimo, e riesce a sorprendere l’ ascoltatore pezzo dopo pezzo, dall’ inizio alla fine. E soprattuto, nonostante gli innumerevoli richiami al passato, riesce a suonare nuovo, fresco, diverso, cosa veramente non facile di questi tempi. Perciò, ancora una volta tanto di cappello a questi bravissimi scozzesi.

In una parola: Chapeau!
Giudizio: 4 palle.


Giant Sand
"Blurry Blue Mountain"


Rieccolo Howe Gelb e i nostri cari vecchi Giant Sand! Loro e la loro musica che da sempre si porta appresso tutta la polvere e l’ arsura delle ultime propaggini del Deserto del Sonora, il caldo torrido delle notti sulla 4th Avenue di Tucson e l’ atmosfera “cool” dei suoi locali tex-mex. E’ la musica che all’inizio degli anni zero portò questa città alla ribalta delle cronache, come nuova mecca del rock alternativo americano, proprio grazie a gruppi come Giant Sand, Calexico (nati da una costola degli stessi Giant Sand) e Friend of Dean Martinez (nei quali suonano musicisti di entrambi i due gruppi citati). E detto questo che altro aggiungere dunque. Chi segue i Giant Sand fin da quell’ epoca, potrà obbiettare: “Sì però, che palle, la solita vecchia musica dei Giant Sand”.
Sarà... ma per quanto mi riguarda, “ho sempre avuto un debole per il cowboy, come concetto”, soprattutto quando questo concetto è quello espresso da canzoni come Monk’s Mountain (nel video). Perciò, di questo disco, che peraltro sembrerebbe suonare volutamente autoreferenziale, mi viene solo d’ aggiungere che è semplicemente un bel disco. Un bel disco dei nostri cari vecchi Giant Sand.

In una parola: Sands...
Giudizio: 3 palle e mezza.




Admiral Radley – I heart California


Facciamo di nuovo un passo indietro all’ inizio di quei fottutissimi anni zero. “Ma perchè i Grandaddy (nella foto) non sono famosi quanto i REM o gli U2?” si chiedeva chiunque si fosse ritrovato tra le mani due dischi bellissimi come “Under the western freeway” o “The sophtware slump”. Album che proponevano un pop semplice quanto geniale (e si badi bene mai banale), peraltro dalle potenzialità commerciali immense. (Erano anni in cui la gente non era ancora usa scaricare musica e in cui, quindi, dandoci dentro con le chitarre ci si poteva ancora tirare su un bel po’ di grana). Ad ogni modo i Grandaddy non diventarono mai famosi quanto i REM e gli U2 e questo portò, alla lunga, allo scioglimento del gruppo. Farà dunque piacere, a tutti coloro che hanno amato la loro musica, venire a conoscenza che il progetto “Admiral Radley” nasce proprio dalle ceneri di questo fantastico gruppo e più precisamente dalla fusione tra alcuni componenti dei Grandaddy e quelli di un altro gruppo californiano, tali Erlimart, che francamente non avevo mai sentito nominare. Ed anche qui, dunque...rieccola, la cara vecchia musica dei Grandaddy (come per esempio in “I Heart California”, il brano che apre il disco e ci viene ad abbracciare tutti come se fossimo vecchi amici), anche se qualcosa di nuovo in questo progetto c’è (si sentano canzoni come “Sunbrun Kids” o “I’m all fucked on beer”, dove il ritmo accelera, tendendo al punk). E noi comunque non possiamo che essere contenti che questi ragazzi siano tornati ad imbracciare le chitarre per provarci ancora.


In una parola: Replicanti.
Giudizio: 3 palle. (nella foto)
Ricordiamo a tutti che il giudizio massimo per i dischi recensiti è 5 palle. Chiameremo invece “Pentacazzuto”, se mai avverrà, un disco che si riveli strepitoso. Saluti ai musicanidi.
Ricordatevi che è appena uscito il nuovo disco dei Marlene Kuntz. Arrivederci a Dicembre.


Maurisio Seimani

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