Ten Second After: Barzin, Ambrose Akinmusire, Regina Carter, Nothing

Ho sempre odiato i gusti imposti dalla pubblicità; sarà per questo che musicalmente sono cresciuto negli anni '90 quando la musica indie e alternativa si nutriva e proliferava grazie al passaparola e alle cassettine piratate con metodo e dovizia (e zero qualità) o grazie ai live in club minimalisti o nelle cantine del vicino; poi grazie a geniali e rivoluzionarie invenzioni quali napster o soulseek...che il Dio della musica li abbia in gloria. Ecco perché a differenza di Seimani questo mese non vi proporrò nessun esuberante debuttante star indie o post indie del momento, nessun disco dell'anno o successo discografico promosso su twitter o lanciato da spotify. Vi proporrò invece la musica che sta maggiormente girando nel mio "mangiadischi" o "grammofono digitale":si tratta di roba buona, si tratta di jazz, di rock , di post rock e di folk un po' deprimente...se non vi piace cambiate canale o come dice il poeta marcomasini chi se ne frega!

di RSK

Ambrose Akinmusire - The Imagined Savior

C'e' stata un'epoca non cosi remota in cui il jazz è stato ed era il "mood" del momento. In America e in Europa quando arrivava una star del jazz c'era sempre il tutto esaurito. Nomi come Charlie Parker, Thelonious Monk, Charles Mingus, John Coltrane, Miles Davis erano delle vere "celebrità" e ogni loro uscita veniva considerata un evento. Un'epoca non cosi remota ma nella quale Ambrose Akinmusire ancora non esisteva. Il nostro infatti sarebbe venuto al mondo nel 1982 anno in cui, giusto per dirne una, Miles Davis era un uomo con la tromba ormai dedito piuttosto alla fusion che al caro vecchio jazz modale. Ma che importa l'età quando si parla di arte: il nostro avrebbe scalato tutti i gradini necessari per arrivare ancora adolescente al Thelonious Monk Institute of Jazz e suonare con i grandi sopravvisuti del genere, innamorarsi di un mondo e di uno strumento, la tromba, e cominciare a scrivere la sua musica con un occhio al passato e uno al presente prima di essere messo sotto contratto dalla Blue Note nel 2011. Questo The Imagined Savior Is Far Easier To Paint si presenta per quello che è: il disco di un grande musicista jazz che sente nell'anima della sua musica l'anima di tutti coloro che vengono qui sopra citati (Richard (Conduit)) e che sente l'anima del suo tempo con un pizzico di ritmo soul accompagnato in uno dei capitoli piu' riusciti dalla voce femminile, "omaggio" alla storia di Cyntoia Brown (Ceaseless Inhexaustible Child). Beninteso: mettersi comodi ad ascoltare questo disco non significa fare un salto nel passato o concedersi una pausa vintage e un po' retro'; piuttosto significa confrontarsi con un genere senza tempo, assoluto, e che trova nel 2014 in Ambrose Akinmusire uno dei suoi migliori rappresentanti.


Regina Carter - Southern Comfort

Cosa si proverà a suonare uno strumento costruito nel 1743 e suonato da Niccolo Paganini? O meglio cosa si proverà a suonare il famoso Guarneri del Gesù che il più celebre dei violinisti soprannomino' Cannone? Regina Carter lo sa! Regina Carter ha avuto la fortuna di essere tra le poche persone a poter incidere un brano del maestro con il suo stesso strumento.
Siamo ancora nei dintorni del jazz con questo spumeggiante disco della violinista di Detroit.
Un'opera interessantissima perché si confronta con il suono root del country, del blues e del folk senza perdere la propria attitudine assolutamente jazz. A differenza di Ambrose Akinmusire questo è un disco che trasuda America da tutti i pori, meno testa e più sudore, meno aria e più terra, nel quale si sente la musica danzare con frenesia da un capo all'altro del profondo sud. Al tempo stesso un disco che scava talmente a fondo nelle radici da rimandare direttamente l'ascoltatore dall'altra parte dell'oceano, al Continente Nero.
Tutto cio' viene condito dalla classe e dal virtuosismo di questa ennesima fantastica musicista che usa lo strumento al posto della voce e dimostra la qualità altissima della sua proposta musicale...


Nothing- Guilty Of Everything

Non so di cosa si ritengano colpevoli questi simpatici minchioni di Philadelphia o Filadelfia ma per quel che mi riguarda lo sono di un eccellente disco d'esordio summa della consueta pletora di EP dal 2011 ad oggi. Guilty Of Everything monta ascolto dopo ascolto fino ad esaltare. Pur senza aspettarsi rivoluzioni musicali sempre più improbabili i nostri eroi ripercorrono più che egregiamente le strade del post rock migliore rinfrescando i fasti di paladini della musica dei fine '90 come i Mogwai, sissignori, dei '90 come gli Slint o a tratti gli Smashing Pumpkins (quelli piu' selvaggiamente chitarristici - Dig) e, udite udite, di un tal mito chiamato The Jesus And Mary Chain, ascoltatevi Bent Nail e poi ne riparliamo, please. Consigliatissimo esordio dunque per chi avesse nostalgia del rock variegato al gusto di noise...

Barzin -  To Live Alone in That Long Summer

Dulcis in fungo: un ritorno davvero inaspettato e per questo ancor più
piacevole, sorprendente, gradito. Dopo l'ultima opaca prova del 2009 pensavo che non avrei più tanto facilmente sentito parlare di questo cantautore canadese di origine iraniana di nome Barzin e invece eccolo qui sfornando un disco veramente eccellente. Un disco che tocca le corde della malinconia e della memoria con una delicatezza e bellezza notevoli. Pop cantautoriale o da cameretta si sarebbe potuto definire qualche tempo fa, ma si sarebbe fatto torto alle radici che si scorgono dietro l'intera fatica. Barzin parte, ebbene si, dall'indie e dal folk e poi per sottrazione arriva a una personale idea molto pacata, rilassante e, come dire, morbida di musica, di canzone. A volte sembra una versione maschile del folk piu' romanticone di Neko Case, a volte si intravede un pizzico di psichedelia senza acidi, alla Mojave 3. Un disco che avrebbe volentieri scritto Grant Lee Philips magari senza far uso della chitarra elettrica o della tipica solarità losangelina. In definitiva un disco bellissimo da ascoltare con lo sguardo verso il nulla o verso l'orizzonte che la vostra finestra vi permetta di vedere ma che non è di fronte a voi ma dentro di voi. Per provare una sana e mai deprimente "cavanga" (leggi malinconia).

8 commenti:

  1. Bene, bravo, bis.
    Una bella selezione assolutamente alternativa.
    Ma dove li hai trovati?

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    1. Grazie Lene il problema non è trovarli ma selezionarli, di musica in giro ce n'e' fin troppa e di siti specializzati anche. Barzin lo conoscevo da tempo gli altri sono stati una piacevole novita'. A presto

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  2. Pure io vorrei provare il cannone

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  3. Tutta la stima per Regina Carter, perchè vivere a Detroit dev'essere una merda.

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  4. Catena di Sant' Alfonzio25 marzo 2014 alle ore 10:50

    Seimani culo e chi non glie lo dice: CULO!

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  5. Mi era venuto il dubbio che dicesse spara ansia e dunque sono corso a riascoltarmi l tutto, ma invece no. Dice proprio "sbaranzia".

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  6. prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr

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