Barragan, l'imperfetta strada verso la perfezione


Un canto d'uccelli, una chitarra acustica, un flauto magico e rumori di fondo: si apre così il nuovo atteso disco dei Blonde Redhead dedicato all'architetto messicano scomparso nel 1988 Luis Ramiro Barragan. Un disco diciamo subito che a prima vista sembra più riuscito del precedente Penny Sparkle (2010), un po' deludente nella classifica dei dischi di altissima qualità del trio newyorchese. La poesia impreziosita dalla voce di Kazu si rileva nella successiva, lenta Lady M dove ancora una volta appare un flauto direttamente uscito dal miglior luogo comune anni '70. Con l'apripista Dripping, già singolo di lancio del disco, fa capolino l'elettronica e la voce di Simone in duetto con Kazu, gustosa novità del disco. L'elettronica sembra più funzionale e meno invadente che nel recente passato e le architetture sonore meno elaborate; con Cat on Tin Roof quarto pezzo è chiaro oramai che il disco ha subito un grosso lavoro di produzione teso alla sottrazione. Forse siamo di fronte al disco minimalista del gruppo che ha cercato di togliere piuttosto che aggiungere sintetizzare invece di analizzare. Il pezzo vede protagonista Kazu, il gatto?, una chitarra vagamente distorta e una pianola giocosa sorretti da un loop ritmico che cerca di seguire le orme del felino di Tennesee Williams. Con The One I Love vengono in mente gli Air di 10000hz Legend e ancora una volta siamo dalle parti di un pezzo acustico, sussurrato e minimale con finale rumorista. No More Honey sembra il classico pezzo perfetto oltre che vecchio stile, probabilmente tra i più immediati del disco, la chitarra, noise e indie, borbotta. Mind to Be Had, oltre a essere il pezzo più lungo è anche quello più articolato, ancora una volta un marchio di fabbrica con quasi 4 minuti di intro strumentale, una cavalcata prima che appaia la voce di Simone, da gustare con calma. In Defeatist Anthem torna protagonsita la voce di Kazu e la sperimentazione, mentre Penultimo, fantastico pezzo ancora in duetto, precede la fine con Seven Two per un terzetto conclusivo quasi perfetto. Minimalismo e sperimentazione per un disco che cambia ancora rotta nella musica del trio senza stravolgerla completamente. Un salto in avanti rispetto a Penny Sparkle sulla strada imperfetta della perfezione.

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