Storie dal vivo: Beck Live @ Zenith, Paris, 11 Settembre 2014

di The Wildcatter


Più per gioco che per reale intenzione di dare seguito all’esordio come collaboratore di Musicanidi (che trovate qui: On the long road -18 years No Code) martedì 9 settembre 2014 ho inviato il seguente messaggio via Twitter al direttorissimo Seimani:

“ho già pronta la recensione per il concerto di Beck a Parigi: “concerto molto bello” (non sempre sono prolisso, W i pregiudizi RNR!)”.

Da dove derivavano queste aspettative positive?
Bisogna valutare molti aspetti, musicali ed extra musicali:
1) Beck è stato negli anni 90 uno dei miei idoli incontrastati;
2) considero anche la più recente produzione di Beck di alto livello e, anche se non ha conquistato moltissimi miei ascolti, sono convinto che anche l’ultima fatica (“Morning Phase”) sia un buon disco;
3) la sola possibilità di ascoltare dal vivo “Lost Cause” – una delle mie canzoni preferite in assoluto – mi rende positivo nei confronti dell’evento;
4) i ricordi legati ai tre concerti di Beck a cui sono andato in passato sono genuinamente intensi (e me ne sono reso conto proprio nel momento in cui pensavo all’imminente quarto incontro con il signor Hansen e ne pregustavo le emozioni);
5) il concerto è un ottimo pretesto per un richiamo delle vacanze estive, “funestate” dalla cancellazione di un festival musicale a Londra al quale dovevo assistere a cavallo del Ferragosto;
6) alzi la mano chi riesce a pensare in negativo a un weekend lungo a Parigi;
7) il biglietto mi è stato offerto dal mio carissimo amico parigino già citato nel mio esordio su Musicanidi: assisterò con lui al concerto e passerò gli altri giorni con la sua famiglia, consolidando così la mia immagine di buon “zio italiano” per i suoi piccoli figli (cosa a cui tengo moltissimo).

In due parole, ci sono tutti gli elementi per avere un forte pregiudizio positivo nei confronti del concerto. Talmente forte che l’idea di una potenziale delusione derivante dalle alte aspettative fa davvero fatica a insinuarsi tra i miei pensieri, anche ora che prendo posto allo Zenith, oggi 11 settembre 2014. Preparato dalle atmosfere di “Morning Phase” e senza aver letto nulla delle prime esibizioni di questo breve tour europeo, mi aspetto un set molto raccolto e intimista. All’ingresso della band alle 21,20 quest’ultima aspettativa viene spazzata via: le prime canzoni sono “Devil’s haircut”, “Black Tambourine” e “Loser”! Da Mr. Hansen arriva un messaggio chiaro, molto ben ribadito dalle sue interazioni con gli altri membri della band: che la festa cominci! L’impressione, poi confermata per tutto il concerto, è che Beck sia da subito perfettamente consapevole del suo ruolo, tanto da portare a spasso tutta la sua discografia con un’invidiabile nonchalance, con la consapevolezza dell’assoluta bontà e attualità dell’intero suo repertorio: dimostra da subito di avere un carisma tale da non risultare mai, neppure per un istante, uno stanco propositore di fasti perduti.


Il non numerosissimo pubblico non sembra subito reattivo alla scossa musicale ricevuta, nonostante il prevedibile boato quando partono le prime note di “Loser”. Il pubblico sembra infatti principalmente composto da “reduci” di una stagione musicale, quella per me meravigliosa degli anni novanta, archiviata da ciascuno, me compreso, più o meno consapevolmente come “passato”. Sono persone in un certo senso dubbiose sul fatto che sia appropriato considerare l’onda sonora che li sta colpendo ancora come “presente” e quindi tutti appaiono inizialmente guardinghi circa le possibilità di farsi travolgere. Mr.Beck Hansen e il suo gruppo sono di tutt’altro avviso, come detto, e con incredibile naturalezza, con genuino divertimento e con innegabile mestiere si impegnano, una canzone dopo l’altra, a convincerci che loro sono proprio qui e proprio ora a proporci un grande spettacolo in cui niente è fuori luogo e fuori tempo. Anche se inevitabilmente, di tanto in tanto, può presentarsi qualche nostalgica venatura in onore “dei bei tempi”, tutto risulta meravigliosamente contemporaneo.

Il set proposto non accusa infatti flessioni e poco alla volta sembra che la naftalina virtuale che ciascuno di noi tra il pubblico si era portato da casa venga buttata via, con un perfetto e graduale procedimento grazie al quale nel corso del concerto tutti (o quasi) entrano perfettamente in sintonia con il cantante e la sua band. Tutti (o quasi) si fanno coinvolgere. Tutti (o quasi) vengono conquistati. Ciascuno nel proprio personale modo e momento (io ero già “colpito e affondato” alla seconda canzone…). È davvero bello e impressionante partecipare a un così diffuso e sincero divertimento. Dopo una serie di tentativi abortiti, sulle note della canzone finale “Where it’s at” tutto (ma proprio tutto) il pubblico, anche quello in tribuna, è in piedi, balla, canta e applaude fragorosamente. Prova provata della riuscita dell’ennesimo esperimento sonoro di Beck è l’accoglienza tributata alle davvero inaspettate “cover” inserite come intermezzo di “Where it’s at”, durante la doverosa e simpatica presentazione dei componenti della band: “Billie Jean” e la più che accennata “Axel F”. Se la canzone di Michael Jackson non necessita di presentazioni (e per quanto mi riguarda tanto inaspettata quanto ben calata nel contesto della serata), l’altra è proprio questa: PLAY!. Divertissment PURO!
Sì caro Beck, volevi farci divertire e ci sei riuscito perfettamente! Quanti occhi di perfetti sconosciuti che brillavano di felicità ho incrociato dal momento dell’accensione delle luci che ha certificato l’ineluttabile conclusione del concerto verso le 23:40 fino al raggiungimento della stazione della metro che mi riporterà a casa del mio amico!

Ora che sto davvero scrivendo una recensione “a modo mio” del concerto di Beck (non aspettatevi mai da me dissertazioni sulla qualità del suono, sulla voce del cantante e sui virtuosismi di questo o quello strumentista), mettendo in fila pensieri che non pensavo di avere così chiari nella testa, ripercorro i punti che mi avevano portato ad avere quel pregiudizio così straordinariamente positivo su questa serata parigina e che ho elencato qui sopra. Pur consapevole di fare questo ripasso sull’onda di un genuino entusiasmo, oggi, 15 settembre 2014, i punti sono diventati questi:

1) Beck è uno dei miei idoli incontrastati di sempre;
2) “Blue Moon”, “Waking Lights”, “Heart is a Drum” e anche “Wave”, tutte canzoni dell’ultimo album di quest’anno, superano alla grande la prova live. In generale, la consistenza del repertorio di Beck è poi confermata dalla set list di questo concerto: non c’è disco che debba essere sottovalutato. Mi basta ripensare alle esecuzioni di “Tropicalia” (da Mutations, 1998, uno dei momenti più alti del concerto), “Paper Tiger” (da Sea Change, 2002) , “Get Real Paid”, “Sexx Lawss” (il momento in cui il bassista chiede “What kind of laws you wanna defy? Maybe the tax laws???!!” per me è stato impagabile) e soprattutto “Debra” (tutte da Midnight Vultures, 1999 e che hanno impresso inaspettatamente il loro marchio su tutta la serata), “Hell yes”, “Girl” e soprattutto “E-pro” (da Guero, 2005, tutte cariche di un’esplosiva freschezza), “New Pollution” oltre alle già citate “Devil’s haircut” e “Where it’s at” (da Odelay, 1996, i grandi classici che non mi stuferanno mai), “Think I’m in love” (da The Information, 2006, giusto tributo a uno dei dischi meno considerati), “Soul of a man” (da Modern Guilt, 2008), oltre alle varie ulteriori chicche sparse qua e là durante il concerto;
3) “Lost cause” è stata suonata, in una versione davvero particolare e spiazzante soprattutto con riferimento alle imperscrutabili sovrastrutture (leggi “seghe mentali”) che negli anni mi sono costruito su questa canzone. Addirittura ad un certo punto una sola persona in platea, quasi lo facesse proprio per me che lo osservavo, ha acceso un accendino, come a sottolineare il possibile “zenit” di una malinconica nostalgia che forse desideravo ma che non riusciva in ogni caso pervadere l’ambiente;
4) ripenserò sempre con enorme piacere agli ormai quattro live di Beck a cui ho assistito e cercherò di non farmi sfuggire il quinto: oltre a questo su cui mi sono dilungato, sono i due ravvicinati nel 2008 negli USA nel mio miglior viaggio on the road di sempre (menzione speciale per quello nella cittadina di Bend nell’Oregon) e quello del 1999 a Milano, proprio per il tour di Midnight Vulture, l’album che erroneamente pensavo non sarebbe stato neppure citato nel concerto parigino. Di quest’ultimo concerto mi è ritornato in mente in particolare l’aneddoto riferito ad un “losco” figuro che fu infastidito dal fatto che durante l’esibizione feci una telefonata per far sentire una canzone alla persona che sarebbe dovuta venire al concerto con me, cosa peraltro che all’epoca suonava davvero bizzarra (per me forse lo è ancora oggi). Quello stesso sconosciuto a fine concerto mi avvicinò per offrirmi la possibilità, all’epoca incredibile, di ricevere via posta (!!!) il bootleg CD che di nascosto aveva registrato con un’ingombrante e all’epoca avveniristica attrezzatura. Ripenso ora agli innumerevoli telefonini che durante il concerto parigino riprendevano e fotografavano quasi ogni momento, penso a cosa sarà stato caricato su youtube dal giorno dopo o addirittura durante l’esibizione e, come al solito, mi ritrovo a pensare a come cambiano le cose in un tempo che mi ostino a voler credere relativamente breve;
5) se il prezzo per la cancellazione del festival londinese era quello di poter assistere a questo concerto, beh … la delusione agostana è stata ampiamente ripagata!;
6) il weekend lungo parigino si è rivelato bello come il cielo limpido e azzurro che mi ha sempre accompagnato per tutti i giorni del soggiorno;
7) i vecchi amici sono davvero importanti e vedere di essere in grado di regalare un po’ di genuina felicità a due piccoli bambini, prestando loro piccole attenzioni, non ha prezzo.

Tutto questo per dirvi che devo fare solo piccole modifiche alla recensione “preventiva” inviata qualche giorno fa via Twitter al buon Seimani:

“concerto molto più che bello! (quasi sempre sono prolisso, W i pregiudizi RNR!)”.

2 commenti:

  1. La Signora delle Pulizie19 settembre 2014 alle ore 15:06

    Più per gioco che per reale intenzione di dare seguito all’esordio come collaboratore????

    Qui non si gioca, qui si lavora schiavizzati dal lurido Direttore.
    Quindi????
    Rimaniamo in attesa dei prossimi 5 pezzi.
    Veloce!!!!

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