Ten Second After: The Hecks, Syd Arthur, The Frightnrs, The Radio Dept.

di RSK

Nel mese dedicato ai Sex Pistols, nell'anno del Brexit non poteva che succedere quello che è successo. Che poi in fondo alzi la mano chi si fosse illuso che oltreoceano avessero messo la testa un filino a posto dopo otto anni di Barack Obama, primo presidente afroamericano e persona, insomma, minimamente normale in un sistema comunque guerrafondaio. Alzi la mano chi si fosse illuso che dalla terra dei cowboys presidenti sia di celluloide, come Ronny Reagan, che di fatto come i Bush, prima o poi non sarebbero arrivate sorprese all'altezza. E in fondo poi il tabù più grande, la sorpresa più grande, sarebbe stata vedere eletta non già Killary Clinton, il cui c.v. parla da sé, ma una donna! In un paese in cui misoginia e maschilismo travalicano evidentemente le classi sociali, le razze e le religioni. Ma poi noi stupidi cani dell'italico stivale che cazzo straparliamo a fare? Il nostro Mc Donald avvelenato ce lo siamo già ampiamente sorbito. Meglio stare zitti e pedalare che se di Medioevo si deve morire almeno sia un Medioevo con tanto fottutissimo Rock'N'Roll! Nel frattempo però niente di nuovo sul fronte occidentale. La musica continua ad essere la stessa e i pochi sussulti vengono centellinati nel tempo, sempre più dilatato. Verrebbe voglia di farsi prendere dalla foga e recensire tutti i 400 dischi ascoltati nelle ultime due settimane...mezza volta...a far tanto. Ma la musica va ascoltata e riascoltata un disco deve essere assimilato e digerito e se per caso oltre ai quattro che seguono ce ne fossero altrettanti di cui non abbiamo avuto voglia di approfondire la conoscenza, beh pazienza, sarà per la prossima volta.


The Hecks:  The Hecks

I grattacieli in rovina mi fanno paura: un po' perché ti possono cadere in testa da un momento all'altro un po' perché metterci piede significa entrare in un mondo misterioso, sconosciuto e quasi sempre in degrado. Dietro ogni porta si nasconde un mondo di potenziali pericoli e gli ascensori non funzionano mai per cui bisogna farsela sempre a piedi ed ogni piano che passa ci si allontana sempre di più da terra, dalla realtà da quello che di sicuro c'è fuori. I grattacieli in rovina danno l'idea inoltre di qualcosa che non c'è più o non funziona più come prima e sono sempre, sempre in bianco e nero. Gli Hecks oggi ci portano in un grattacielo in rovina sotto una grandinata di rumore.
Disco maiuscolo e omonimo questo esordio di un trio di Chicago composto da Loose Soda, Kid Chidlow e Toni Chobani che mette le cose in chiaro a partire da Landscape Photography in poi: 3:15' di qualcosa di molto simile ad un Effetto Larsen o ritorno di chitarra tirato all'inverosimile senza interruzioni. Dopo un incipit con due pezzi molto tranquilli dalle parti dei Velvet Underground e Joy Division i nostri eroi si fanno decisamente prendere la mano da un rumorismo molto psichedelico. In buona sostanza noise, noise ovviamente low-fi con tutti gli eco, gli effetti distorsione che si convengono e una voce che sembra provenire da una cantina o da un garage. Con pezzi come Tea dichiarano definitivamente la totale mancanza di compromessi con il concetto di melodia o forma canzone con 2:10 di ulteriore bassissimo feedback condito dal suono acuto di un acchiappasogni in loop. Consigliatissimi dal vivo immagino, i The Hecks reiterano i fasti di un genere di nicchia, di grande impatto emotivo per pochi ma non per tutti. Occhio ai nervi!


Syd Arthur: Apricity

Syd, chi era costui? Sicuramente lo sanno i fratelli Magill da Canterbury che oltre ad avere il Diamante Pazzo nel cuore hanno anche la psichedelia nel DNA come si evince dalla seconda parte del nome, sentito omaggio ai Love di Arthur Lee. Liam, Joel e Josh insieme a Raven Bush, nipote nientemeno che di Kate Bush, sono in giro dal 2006 e presentano qui il loro quarto album dopo una discreta gavetta nella quale hanno pure suonato, tra le altre cose, come supporto nel tour di Paul Weller, degli Yes e della band di Sean Lennon al festival Coachella.  Buone premesse dunque per mettersi comodi e gustarsi i 42 minuti di Apricity che, lungi dall'essere una scopiazzatura dei geni di cui sopra, mostra un piglio fresco, moderno e antico al tempo stesso, che cattura. La curiosità cresce ascolto dopo ascolto mano a mano che si dipanano le canzoni caratterizzate da un piglio pop e da una chitarra a volte appena accennata e psichedelica altre più rock. Tanti nomi passano alla mente dello scrivente: dai Turin Brakes ai Motorpsycho più scialli, dai Doves ai Muse degli esordi e meno rutilanti. Cominciate da due pezzi come Into Eternity e Sun Rays.

 

The Frightnrs: Nothing More To Say

Caro vecchio reggae. Musica sciallatissima in levare, dub nella sua essenza più pura e un pugno di canzoni di fronte alle quali è assolutamente impossibile rimanere fermi e impassibili. Rimanendo fedeli ai canoni classici della musica giamaicana Rocksteady per eccellenza questo piccolo grande disco dei newyorkesi Frightnrs si insinuerà nelle vostre orecchie con la potenza e la delicatezza di una brezza primaverile, sollucherandovi i sensi e lasciandovi satolli, soddisfatti e sorridenti. Un sound creato apposta per non tramontare mai. Come il sole che brucia. 


The Radio Dept.: Running Out Of Love 

La Svezia è un po' il Giappone d'Europa; anche in terra scandinava infatti si produce musica che lungi dall'essere innovativa si riduce molto spesso a una buffa caricatura dell'originale. Non mi sembra il caso qui e adesso di portare esempi negativi, mi limiterò ad osservare come in alcuni casi sia in Giappone che in Svezia le suddette scopiazzature portino a risultati degni di nota. E' il caso di questo gruppo che scopro essere in ballo dal lontanissimo 1995 ma che ha all'attivo "solo" quattro dischi e una raccolta, tutti peraltro pubblicati nel ventunesimo secolo. La loro proposta varia dal pop all'elettronica in un mix che piglia al volo e riesce a non sprofondare nel pacchiano o cazzaro easy listening radiofonico. I riferimenti sono tanti e di tutto rispetto, il denominatore comune sembra essere una certa attitudine anni '80. Dai Guster ai Mercy Playground passando per i Faithless e udite udite i cari vecchi Arab Strap. Insomma diavolo e acquasanta, serio e faceto, mainstream e alternative. Cominciate pure da Swedish Guns.


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